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INFORMAZIONI
La chiesa fu costruita, a partire dal 1633, per dotare Breno di una parrocchiale più comoda e adeguata rispetto alla chiesa di San Maurizio. Sulla semplice facciata emerge il ricco portale, mentre all’inizio del fianco sinistro sono murate tre lapidi, tra cui un’epigrafe romana dedicata al Dio Sole. L’interno è ampio e monumentale: un ordine corinzio gigante scandisce lo spazio incorniciando gli archi delle sei cappelle laterali.
Antonio Guadagnini, tra il 1852 e 1873, affrescò scene e figure lungo le navate e sulle volte:
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Epifania, sulla controfacciata;
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Risurrezione, Incoronazione di Maria e Trasfigurazione, nei medaglioni della navata;
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Trionfo dell’Eucarestia, nella volta del presbiterio;
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Moltiplicazione dei pani, nel lunettone.
Sempre del Guadagnini è la bella Via Crucis.
La chiesa è dotata di un ricchissimo patrimonio di altari e di dipinti.
Al centro dell’ampio presbiterio sorge il monumentale altare maggiore realizzato nel 1740 dal marmoraro bresciano Vincenzo Barboncini; è sormontato dalla maestosa cornice di legno dorato che racchiude la grande tela raffigurante la Trasfigurazione, opera di Pompeo Ghitti.
Il secondo altare sul lato sinistro del presbiterio, ricco di marmi preziosi, è dedicato alla Madonna del Rosario ed è opera della bottega Fantoni; il terzo, in legno dorato,è attribuita a Giovanni Piccini (1661-1725); assai pregevole è il prodotto.
L’altare detto “del Vaticano II” fu realizzato nel 1965 per opera dell‘Arciprete Mons. Vittorio Bonomelli; sotto il suo successore, Mons. Tino Clementi Arciprete di Breno dal 1984 al 2005, è stata rifatta la pavimentazione, è stata ripulita e risistemata la Grande macchina del Triduo (Opera lignea in memoria dei morti avuti dal paese durante la grande Peste), ed è stata completata la doratura dei cornicioni e dei capitelli delle lesene.



INFORMAZIONI
Sorta nel centro storico di Breno adattandosi all’andamento di quella che un tempo era la via principale del borgo, come dimostra la sua pianta irregolare sapientemente “corretta” dai trucchi della prospettiva architettonica, la chiesa di Sant’Antonio è stata fin dalle sue origini la chiesa della comunità di Breno, luogo religioso quanto politico, sede di accordi e giuramenti di valore storico per il territorio camuno.
giuramenti di valore storico per il territorio camuno.
Si erge nell’omonima piazza ed uno dei pochissimi esempi di architettura neogotica in Valle Camonica.
Risalente alla fine del secolo XIV, ha un magnifico portale in arenaria rossa e interno ad aula unica e volte a crociera.
Sant’Antonio deve la sua fama agli affreschi della volta del presbiterio: Evangelisti, Dottori della Chiesa e Simboli evangelici, attribuiti al Civerchio.
L’altro richiamo è costituito dagli affreschi delle pareti (sempre del presbiterio), concordemente assegnati a Gerolamo Romanino.
Resta grande incertezza, sia nell’individuazione dei soggetti tematici, sia nella cronologia. Purtroppo la situazione generale resta quella di frammenti, staccati dall’unità, ormai perduta, del proprio contesto narrativo.
La pala dell’altare maggiore raffigura la Beata Vergine in trono fra i santi Sebastiano, Rocco, Antonio abate e Siro. Questa pala è ora definitivamente attribuita a Callisto Piazza, variamente operante in terra camuna negli anni Venti e Trenta del secolo XVI.
Un ultimo restauro ha ridato splendore agli affreschi di notevole valore artistico datati principalmente fra il XIV e il XVI, fra i quali spiccano le opere di Giovan Pietro da Cemmo e del Romanino.
CURIOSITA'
E' fra le chiese più antiche e più belle di Breno, costruita tra il 1334 a il 1359 grazie al lascito di Girardo di Marone Ronchi, ma conclusa solo nel 1480 quando fu posto anche il portale. Sisto V concesse una sua bolla di indulgenze. Dal 1534 fu usata come parrocchiale. Al suo interno ritroviamo un battente di bronzo con raffigurata una testa di leone risalente al sec. XII e gli affreschi interni alcuni attribuiti a Pietro da Cemmo, altri, tra cui quelli raffiguranti la storia di Cristo al Romanino mentre le scene della Flagellazione e della Deposizione dalla Croce appartengono a Callisto Piazza.
LA VISITA
La visita alla chiesa di Sant’Antonio si inserisce tanto in un itinerario storico quanto in una visita che voglia focalizzare l’analisi architettonica di un edificio quattrocentesco, l’affresco studiato dalle fasi preparatorie alle tecniche pittoriche utilizzate, il confronto fra artisti di scuole diverse, la lettura e l’interpretazione di un ciclo affrescato, i problemi conservativi.Per le sue caratteristiche la chiesa è meta ideale per gli alunni delle scuole secondarie sia di primo sia di secondo grado, grazie alla scelta di temi e modalità di presentazione adatti alla preparazione culturale e agli obiettivi conoscitivi delle diverse scolaresche.



INFORMAZIONI
Eretta nel X sec. su un piccolo colle che domina Breno (sopra le rovine romane di una precedente costruzione dedicata al “Sole Divino”) è stata oggetto di ampliamento all’inizio del 1500 in stile lombardo.
La facciata è preceduta da un pronao rinascimentale che poggia su quattro colonne di arenaria rossa. L’interno a due navate con volte a crociera è arricchito da opere pittoriche: Decollazione di Giovanni Battista di Giovanni Gaioni sopra l’altare maggiore.
La costruzione, di origine quattrocentesca, è preceduta da un pronao rinascimentale che poggia su quattro colonne di arenaria rossa. L'interno è a due navate, con volte a crociera. Nella seconda e terza volta della navata destra, affreschi del Maestro di Nave, datati 1500 e raffiguranti i Dottori della Chiesa. Sulla parete affreschi raffiguranti Santi e alcuni frammenti datati 1484, forse di Giovan Pietro da Cemmo.
L'altare maggiore di legno dorato, datato 1701, racchiude una bella tavola ad olio attribuita al pittore cremonese Altobello Melone, attivo nel bresciano nei primi anni ‘500 e la pala di soggetto incerto. Sulla parte di fondo della navata di sinistra, Madonna con Bambino, S. Sebastiano e S. Rocco, con un'Annunciazione, affreschi di scuola lombarda datati 1535.
Nel 2004 è stato completato il recupero globale della struttura e delle adiacenze e il restauro degli affreschi voluto e realizzato dall’Arciprete di Breno Mons. Tino Clementi con la supervisione della Sovrintendenza e l’aiuto di vari istituzioni pubbliche e private.
CURIOSITA'
Il luogo della chiesa rimanda al luogo di residenza di San Valentino (Terni), martirizzato durate le feste funebri delle idi di febbraio del 270, durante la persecuzione di Claudio II il Gotico.
La leggenda narra che il santuario sia stato costruito nei primi secoli cristiani a ricordo del soggiorno in luogo di San Valentino e che sarebbe poi stato restaurato da Carlo Magno nel 774, divenendo a secoli di distanza meta di pellegrinaggio di Sant’ Antonio da Padova. In verità dovette essere costruito nella seconda metà del sec. XV o meglio verso la fine di tale secolo, in sostituzione di una preesistente chiesetta ad una sola navata. La navata sinistra e il pronao vennero costruiti tra il 1515 e il 1520 dal conte Teseo Terzi. Il pronao fu finito solo alla fine del sec. XVI. Nel 500 vi venne posta una tavola con la Madonna fra i due santi attribuita al Giambellino e poi a Romanino. Il santuario fu coperto di affreschi di Profeti, Sibille e votivi (Madonna e Santi) nei quali viene ravvisata l'opera del Maestro di Nave e del pittore Sigismondo de Magistris (sec. XIV). Il santuario venne custodito da una antica disciplina la cui regola risale forse al sec. XIII o al sec. XIV.
Annesso esisteva un dormitorio nel quale vivevano gli eremiti di San Valentino, custodi della chiesa per secoli. Oggi c’è la casa dei custodi.

INFORMAZIONI
Situata nei pressi del cimitero San Maurizio era l’antica parrocchiale di Breno.
Di origini cinquecentesche mette in mostra il campanile con cuspide piramidata e le originarie finestre bifore restituiti alla loro bellezza da recenti restauri.
Il restauro integrale della struttura e degli affreschi di S. Maurizio, opera del veneziano Ludovico Galliona (1752-1787), voluto dall’Arciprete di Breno Mons.Tino Clementi e condotto sotto la supervisione della Sovrintendenza, è stato completato nel 2000, mentre precedenti interventi avevano riportato alla luce la muratura originale del campanile riconducibile al romanico.
Sul lato a sinistra del presbiterio,nella terza cappella, è visibile il Compianto attribuito a Beniamino Simoni.
La preziosa collaborazione dei volontari, soprattutto degli alpini, ha permesso il recupero delle adiacenze.
Monsignor Maffeo Ducoli, Vescovo emerito di Belluno e illustre concittadino, ha donato l’organo, opera prima e assai pregevole del camuno Gian Luca Chiminelli e l’altare per la celebrazione della S. Messa, opera di scultori lignei locali.
CURIOSITA'
Fu edificata dal 1558 al 1607 per iniziativa dei "deputati" sulle spoglie di una chiesa "piccola e vecchia" e fuori mano che fungeva anche da parrocchia. Nel 1607 venne posto anche il portale di arenaria rossa, mentre il campanile a tre ordini di bifore fu rimaneggiato nel 1752. La chiesa contiene numerosi sepolcri di famiglie distinte e di confraternite. Vi si trovano anche opere d'arte notevoli come il sepolcro ricco di statue a grandezza naturale attribuite da qualcuno a Beniamino di Valsaviore ma dai più al Fantoni e alcune tele fra cui quella della Beata Vergine dello Scapolare di scuola morettiana. Il ciclo degli affreschi che adornano la chiesa sono attribuiti a Ludovico Gallina.
INFORMAZIONI
Chiesa ad unica navata, con due altari laterali.
Il vasto pronao è sostenuto da colonne in pietra di Sarnico, con capitelli decorati. Il portale in pietra simona è ricco di decorazioni e nella lunetta sovrastante è presente un affresco raffigurante la Natività di Maria.
Sul lato destro troviamo un altro portale della medesima pietra datato 1545. Sempre sul lato destro, addossata alla chiesa, è presente una cappelletta assai interessante, dalle belle proporzioni d’insieme, in elegantissima architettura del secolo XVI.
Nel 2000 è stato completato il recupero della struttura, dell’interno e del sacello rinascimentale.
Il tutto è stato voluto e realizzato dall’Arciprete Mons. Tino Clementi con la supervisione della Sovrintendenza.
In questa occasioni i contributi sono giunti, per le opere pittoriche da amici generosi, mentre le adiacenze sono state risistemate ad opera degli abitanti della contrada Fope Pont.
CURIOSITA'
La chiesa fu meta di numerosi pellegrinaggi e nel 1817 fu addirittura un lazzaretto. Il portico detto del Camino accolse un poveraccio inseguito da un malintenzionato che trovò rifugio qui. Si dice che la Beata Vergine l'avrebbe salvato rendendolo con un velario invisibile al suo persecutore

Piccola chiesetta a navata unica rettangolare con presbiterio a pianta poligonale. Le strutture verticali sono in muratura portante mentre il tetto è a vista. La copertura della navata è a due falde asimmetriche, quella del presbiterio a pianta poligonale, quella della sagrestia e del campanile a due falde simmetriche (copertura con getto di calcestruzzo). Il manto di copertura è in tegole alla romana in cemento
INFORMAZIONI
Chiesa sussidiaria in località Degna. Ha una struttura portante in pietra, di novecentesca fattura, realizzata in stile neogotico e copertura in lamiera.
Al suo interno è conservata una pregevole tela del brenese Domenighini, la Pala con Santa Maria Assunta tra gli angeli e il Padre Eterno.
Sembra che sempre il Domenighini nel 1936 effettuò gratuitamente l’intera decorazione della cappella, riutilizzando i cartoni della chiesa di S. Pietro Martire ad Alzano Maggiore
CURIOSITA'
Posta all'inizio della località Degna, la sussidiaria dell’Assunta, caratterizzata da un gusto fortemente gotico, è di fattura novecentesca. La facciata principale è costituita da due lesene laterali, da copertura a due spioventi e dal portale centrale architravato con grucce che reggono un architrave dal quale diparte una lunetta con affresco. L'interno è costituito da un'unica navata divisa in tre campate.